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Il nostro corso di educazione cinofila on line

a cura di Andrea Radice ( www.happydogmilano.it )

  1. Adottare un cane? La scelta

  2. La scelta del cane

  3. La scelta del cane

  4. La scelta del cane

  5. Cos'è un cane

  6. Cos'è un cane

  7. Le regole di convivenza

  8. Il cucciolo arriva a casa

  9. Il rapporto con il cucciolo

  10. Insegnare il richiamo

Questo corso si pone l’obiettivo di fornire il maggior numero possibile di conoscenze utili per creare un rapporto sereno e consapevole con il proprio cane.

Andrea Radice

Prima lezione

Adottare un cane? La scelta

L’idea di adottare un cane coinvolge spesso molte persone; alcuni, però, peccano di superficialità: prima di compiere questo importante passo, andrebbero seguite alcune regole.

Innanzitutto dobbiamo chiederci se la nostra situazione sia adatta ad accogliere un cane; questi, infatti, piomba spesso in situazioni inadatte (tempi troppo limitati da dedicargli, famigliari a lui contrari) e due sono le strade possibili: o conquista, come solo lui sa fare, i propri spazi vitali e il cuore di tutti oppure viene rifiutato e abbandonato.

L’adozione di un cane dovrebbe essere supportata da una giusta preparazione mentale, da condizioni favorevoli e da sufficienti conoscenze cinofile.

Per giusta preparazione mentale intendo: sapere che un cane è impegnativo (anche dal punto di vista economico), che ha bisogno di tanta cura e attenzioni, che cambierà le nostre abitudini legandoci alle sue esigenze (rendendoci un pò meno "liberi"), che non si tratta, insomma, di un gioco ma di qualcosa di molto serio che però, in cambio, ci darà amore, allegria, compagnia, lealtà e tanto tanto altro.

Le condizioni favorevoli riguardano soprattutto il tempo che gli si potrà dedicare: la maggiore sofferenza per un cane è infatti rimanere troppo solo ed essere trascurato (ancor più del non poter compiere un adeguato movimento fisico).

In appartamento non lo si dovrebbe lasciare sempre solo dalla mattina alla sera; se si possiede una casa con giardino non si dovrebbe commettere l’errore di pensare che gli sia sufficiente un prato, una cuccia e un po’ di cibo: infatti, essendo un animale nato per vivere in branco (al contrario, per esempio, del gatto), soffre nel rimanere separato dalla propria famiglia-branco umana e sarà più felice in un monolocale (potendo fare almeno due o tre belle passeggiate al giorno) in compagnia anziché da solo in un grande giardino.

Per quanto riguarda le conoscenze cinofile, mi auguro che questi interventi contribuiscano a farne raggiungere un livello sufficiente.

Stabilito che si sia pronti ad adottare un cane arriva il momento di sceglierlo: come abbiamo detto, è il primo e fondamentale passo del lungo rapporto che avremo con lui ed è basilare dare a ciò grande importanza, anche se, in molti casi, la decisione rimarrà, per forza di cose, spontanea e impulsiva.

E’ importante perché molti dei problemi che si creano con il proprio cane dipendono dalle condizioni sfavorevoli in cui è cresciuto prima dell’adozione (di cui abbiamo parlato nel precedente intervento) oppure dalla scelta sbagliata (per dimensioni, caratteristiche comportamentali ecc.).

Qui di seguito analizziamo questo secondo aspetto.

Ognuno di noi ha determinate esigenze, possiede un certo carattere, ha nella mente un proprio ideale di cane e spesso vengono adottati esemplari non adatti alla situazione che andranno a vivere, siano essi trovatelli o provenienti dai migliori allevamenti.

Al momento della scelta si dovrebbe tener conto di alcuni punti:

-la scelta della razza non deve basarsi sulla moda del momento, anche perché, spesso, le razze di moda non hanno neppure caratteri facili (dal dobermann negli anni ’70, al pit bull oggi, passando per l’husky dieci anni fa).

Purtroppo oggi sono di moda molte razze da guardia e da difesa di grossa taglia che danno molti problemi, fra i quali i più eclatanti sono i morsi inflitti a persone e ad altri cani.

-la scelta non deve essere dettata solo da criteri estetici: cani molto carini come i beagle o affascinanti come gli husky nascondono aspetti caratteriali complicati, mentre una razza esteticamente anonima quale il border collie è in assoluto la più portata all’apprendimento.

-i cani di piccola taglia danno meno problemi di quelli grandi: in molti luoghi (alberghi, ristoranti e, perché no, case di amici e parenti) sono meglio accettati, hanno meno forza e quindi tirano meno al guinzaglio, sono meno pericolosi in caso di aggressività, sono più semplici da maneggiare.

-ogni razza ha particolari caratteristiche che dovrebbero essere in sintonia con la situazione che andranno a vivere; sono, per esempio, sconsigliati un vivacissimo labrador a persone anziane o un pigro bulldog ad un ragazzo dinamico: sarebbe molto meglio il contrario; è necessario informarsi bene (rivolgendosi anche ad esperti) sulle caratteristiche delle varie razze per individuare quella più adatta alla propria situazione.

-per quanto riguarda i meticci, la scelta dovrebbe dipendere da un esame dell’esemplare (compiuto in modo serio e accurato) che ne stabilisca le caratteristiche fisiche e comportamentali; ciò è molto importante nel caso in cui il cucciolo abbia pochi mesi (per non portare a casa un batuffolo che diventa poi un gigante ingestibile) ma è importante anche qualora lo si adotti da adulto (ciò succede soprattutto coi meticci nei canili) per non adottare, senza saperlo, esemplari con seri problemi fisici o caratteriali.


Seconda lezione

La scelta del cane

Continuiamo ad analizzare ciò che possiamo fare per diminuire le probabilità di avere problemi con il proprio cane.

La scelta del cane che adotteremo è il primo e fondamentale passo del lungo rapporto che avremo con lui: è basilare dare grande importanza a come lo si sceglie, anche se, in molti casi, la decisione rimarrà, per forza di cose, spontanea e impulsiva.

E’ importante perché molti dei problemi caratteriali riscontrabili nei cani adulti sono da attribuire alle condizioni sfavorevoli in cui sono cresciuti prima dell’adozione (all’aver scelto, quindi, un cane proveniente da un allevamento o da una situazione non affidabile) oppure alla scelta di un cane non adatto a sé (per dimensioni, carattere ecc.).

Analizzeremo questo secondo aspetto la prossima volta; oggi ci occupiamo delle condizioni ideali in cui dovrebbe vivere un cucciolo nelle prime settimane di vita per essere aiutato a formare un carattere equilibrato.

In molti si ritrovano con cani che danno problemi anche molto gravi quali aggressività, iperattività, distruzioni in casa, incidenti per fughe, danni fisici a causa degli strattoni al guinzaglio, con conseguenti abbandoni, scontri con altri proprietari di cani o semplici cittadini e così via.

Ma un conto è farlo consapevolmente decidendo, per esempio, di impegnarsi nel recupero comportamentale di un esemplare, altro è subirne le conseguenze senza sapere che, con un po’ di informazione, tutto ciò si sarebbe potuto evitare.

Le prime settimane di vita sono fondamentali nello sviluppo caratteriale del cane (ciò vale in parte anche per l’uomo e per un’infinità di altre specie animali): possono segnarlo indelebilmente in senso positivo o negativo.

Purtroppo vicende varie, la mancata conoscenza di ciò da parte di allevatori improvvisati o peggio ancora la presenza di commercianti di cani senza scrupoli, porta molti cuccioli a subire situazioni negative che li portano a sviluppare problemi comportamentali di complessa soluzione.

Comunque, presupposto fondamentale per avere un cucciolo con un carattere equilibrato, è che nasca da genitori con carattere equilibrato sia per la trasmissione genetica diretta (da genitori a figli) sia per l’influenza che la madre esercita nelle prime settimane di vita sui cuccioli, i quali dipendono da lei nella formazione dei primi comportamenti.

Per equilibrato intendiamo un carattere che dia comportamenti affidabili e prevedibili: assenza di paure e aggressività immotivate, controllo dell’emotività, docilità e così via (vedremo meglio questo argomento in seguito).

Molti problemi comportamentali sono infatti determinati da tratti caratteriali negativi (aggressività, diffidenza, emotività e così via) che non dipendono dalle condizioni di allevamento ma sono innati e dipendono dalla trasmissione genetica.

Qualora si decida di adottare un cane di razza è molto importante rivolgersi ad un allevamento affidabile (vedremo in seguito come sceglierlo).

Il carattere (così come le caratteristiche fisiche) proprio perché ereditario, spetta all’allevatore mantenerlo di buon livello attraverso la selezione: scegliendo con cura i genitori (far accoppiare un certo maschio con una certa femmina) si avranno cuccioli con caratteristiche prevedibili.

Attenzione però: a causa di leggi genetiche, le caratteristiche comportamentali (e fisiche) possono riemergere anche dopo generazioni; è quindi possibile, anche se non frequente, che anche i migliori allevamenti diano cani con problemi comportamentali; così come è possibile (e non è assolutamente raro) che anche dalla peggiore situazione escano soggetti equilibratissimi e con doti eccezionali: i nostri consigli mirano a diminuire le probabilità di avere problemi con il proprio cane.

Nella formazione caratteriale dei cuccioli, assume quindi fondamentale importanza la condotta dell’allevatore, da cui dipende la creazione delle condizioni ideali per la crescita dei cuccioli nei primi 50 giorni di vita.

Uno dei problemi comportamentali che si riscontrano più frequentemente nei cani è la paura generalizzata (paura di tutto) o di qualcosa in particolare (persone, altri cani, rumori): ciò deriva quasi sempre dalle condizioni di vita nelle prime settimane.

L’ambiente in cui i cuccioli nascono e crescono deve essere pulito e confortevole ma non troppo asettico ed isolato né, ovviamente, aperto a stimoli negativi.

E’ infatti di fondamentale importanza che i giovani cani vengano sottoposti ad adeguati stimoli visivi, tattili e sonori: devono vedere tante cose, vanno toccati da più persone, attivati con giochi e rumori (ovviamente leggeri). Con più cose ed esseri viventi vengono in contatto in modo positivo, meglio è (fase dell’imprinting): ciò permette al cucciolo di crescere senza paure, preparandosi alle innumerevoli esperienze che dovrà affrontare una volta uscito dall’allevamento.

Il cucciolo adeguatamente stimolato godrà persino di uno sviluppo cerebrale maggiore.

Due sono le situazioni che possono provocare paura e diffidenza: l’eccessivo isolamento o i traumi subiti nelle prime settimane di vita.

L’assenza di stimoli ed esperienze non permette al cucciolo di conoscere ciò con cui entrerà in contatto e ciò porta i soggetti predisposti, a non essere più in grado, anche da adulti, di riconoscere come familiari i rumori, gli altri cani, le persone di tutti giorni, avendone per sempre paura.

Anche i traumi subiti nelle prime settimane si trascinano per tutta la vita: essere maltrattati da qualcuno o aggrediti da un altro cane, spaventarsi per un rumore molto forte o per una particolare situazione possono segnare indelebilmente la mente del cucciolo che avrà per sempre paura di ciò che l’ha traumatizzato.

Queste due situazioni sono molto gravi perché l’esemplare risulta come "marchiato" e l’opera di recupero risulta lunga, faticosa e di rado completa.

Tali condizioni si verificano soprattutto nei peggiori allevamenti e fra i cuccioli abbandonati (soprattutto fra i meticci e qui gli allevatori non c’entrano).

Un altro problema comportamentale piuttosto frequente è l’iperattività: vi sono cani che sembra non siano capaci di stare fermi (devono sempre fare qualcosa travolgendo tutto e tutti) e reagiscono in modo abnorme a qualsiasi stimolo emotivo (ad es.quando salutano persone o altri cani sembra siano in preda alle convulsioni). Ciò è dovuto quasi sempre alla precoce separazione del cucciolo dalla madre e dai fratelli (prima dei 30-35 giorni); ciò provoca un grosso deficit educativo: il cane vive le sue prime settimane in modo completamente anarchico senza le "sgridate" della madre e le lotte con i fratelli; non impara quali debbano essere i suoi limiti. Qualora questi esemplari vengono anche adottati da persone troppo accondiscendenti, in breve tempo si trasformano in veri e propri "tiranni" divenendo ingestibili per la loro vivacità e a volte molto dominanti.

Questa situazione si riscontra spesso nei cuccioli provenienti da allevamenti "commerciali" (vengono inviati molto presto nei punti di vendita) oppure in quelli che perdono la madre o vengono abbandonati (sono soprattutto i meticci e anche qui gli allevatori non c’entrano).

Per questo problema, la soluzione è la rieducazione comportamentale che deve insegnare al cucciolo quali siano i suoi i limiti.


Terza lezione 

La scelta del cane

Il problema con il proprio cane che si evidenzia più spesso è la sua eccessiva vivacità e va tenuto presente che gli anziani, i disabili o più semplicemente chi sia un po’ pigro o particolarmente nervoso, dovrebbe scegliere razze caratterizzate da un comportamento calmo.

Praticamente tutti i cani richiedono da parte nostra una certa dose di dinamismo (tirano al guinzaglio, hanno bisogno di almeno due o tre passeggiate al giorno, è importante giocare con loro) e molti lamentano l’incapacità di soddisfare queste esigenze.

Spesso è proprio un problema fisico: ad esempio, chi ha superato una certa età o donne con fisici minuti si ritrovano con cani che sono letteralmente più forti di loro e le passeggiate al guinzaglio diventano veri e propri incubi.

Bisogna sapere che i cuccioli sono impegnativi: sono molto vivaci, vogliono sempre giocare, fanno i bisogni in casa, mangiano e rosicchiano oggetti a più non posso: bisogna avere tantissima pazienza (molto spesso manca) e sapere come comportarsi per non lasciarsi andare a reazioni impulsive che portano a commettere errori educativi.

E’ importante sottolineare che con l’educazione non si può stravolgere il carattere di un cane molto vivace: potrà essere in parte calmato ma non reso "una statua" come qualcuno pretenderebbe.

Come abbiamo visto nel precedente intervento è di fondamentale importanza rivolgersi ad un allevamento serio (vedremo in seguito i criteri per sceglierlo) che, attraverso la selezione di razza e l’osservazione della cucciolata (è possibile individuare gli esemplari più calmi già dopo 30-40 giorni dalla nascita), può dare precise indicazioni su quale sarà il carattere del cucciolo da adulto e dare la sicurezza che non subisca quei traumi (di cui ho scritto nel precedente intervento) che lo potrebbero rendere iperattivo.

Le razze caratterizzate da un comportamento calmo sono poche e bisogna fare i conti con la variabilità caratteriale sempre presente anche negli allevamenti più selezionati: è per questo che gli elenchi di razze hanno il limite di non poter tenere conto delle tante eccezioni che si possono incontrare (dal Rottweiler pauroso al Labrador aggressivo).

Ne citiamo alcune (analizzeremo più avanti l’intero panorama delle razze): si possono considerare calme alcune razze a gamba corta quali il Basset Hound e il Corgi, le femmine di Golden Retriever (i maschi sono molto più attivi), molti grandi molossoidi quali il Mastino Napoletano, il Mastino inglese, il S.Bernardo e il Terranova (ma le dimensioni possono essere davvero un problema), il Chow Chow (che però è solitamente testardo e indipendente).

Da queste razze ci si può ragionevolmente aspettare un comportamento posato anche da giovani.

Per quanto riguarda i meticci la scelta dovrebbe dipendere da un approfondito esame caratteriale dell’esemplare che stabilisca se sia calmo ed equilibrato.

Nel prossimo intervento continueremo ad analizzare i criteri di scelta del cane.


Quarta lezione

La scelta del cane

Un altro problema che in molti incontrano con il proprio cane è la sua scarsa propensione ad essere "docile ed obbediente": in tanti si lamentano della disobbedienza del proprio cane, fino ad arrivare a situazioni estreme veramente complicate; per evitare ciò, è fondamentale conoscerlo e saperlo educare (analizzeremo questo aspetto più avanti), ma è altrettanto importante scegliere una razza e un esemplare (come già detto, è possibile individuare il carattere di un cucciolo già prima dei 50 giorni: vedremo in seguito come) che facilitino questo compito; è fondamentale ricordare che le femmine sono più docili e meno dominanti (quindi più facili da gestire) rispetto ai maschi.

Esistono sicuramente razze più semplici da educare di altre (anche se, come abbiamo detto, si deve sempre fare i conti con la variabilità caratteriale all’interno di una stessa razza: anche un rottweiler maschio può nascere tranquillo e sottomesso) e sono quelle tendenti ad essere meno dominanti e più docili come i golden retriever, labrador e molte altre razze da caccia, terranova, bovari bernesi, pastori della brie, collie, bobtail, carlini, shih-tzu; altre sono potenzialmente docili ma a volte possono dare problemi, quali cocker, boxer, border collie, bassotti, barboncini, alani, pastori tedeschi, pastori belga, maltesi, pechinesi, schnauzer; altre tendono ad essere molto autonome quali beagle, husky, dalmata, alcuni terrier, chow chow; in altre la dominanza e quindi la spinta "fare di testa propria" è connaturata come nei pit bull, rottweiler, dogo argentini, mastini napoletani, alcuni terrier, pinscher.

La dominanza e la tendenza ad essere autonomi sono quindi i principali "nemici" dell’obbedienza: più un cane è dominante, si sente cioè il capo (approfondiremo in seguito questo argomento), più tenderà a non ascoltare ciò che gli viene chiesto, soprattuttto qualora provenga da chi non si ponga a lui come capobranco; più ha un carattere autonomo e meno sentirà il bisogno di muoversi in simbiosi con il suo padrone (husky, beagle, chow chow)

Abbiamo visto che alcune razze posseggono una tendenza innata ad essere dominanti, ma molto dipende anche dai proprietari: con una condotta sbagliata e troppo accondiscendente si possono rendere dominanti e disobbedienti anche esemplari che non avrebbero tendenza ad esserlo; al contrario, un’educazione attenta può rendere docili anche esemplari molto dominanti e problematici.

Per quanto riguarda i meticci la scelta dovrebbe dipendere da un approfondito esame caratteriale dell’esemplare che stabilisca se sia docile e non dominante.

Il problema più eclatante e che a volte provoca pesanti conseguenze è l’aggressività e la conseguente mordacità.

Qui riuniamo tutte le forme di aggressività (dominanza, possessività, territorialità, paura: approfondiremo più avanti questo argomento) perchè il risultato è sempre il morso ed è questo che vogliamo evitare.

L’aggressività è spesso conseguenza delle condizioni in cui il cane cresce: deve nascere da genitori con carattere equilibrato, vivere fin dal primo giorno di vita in condizioni favorevoli, non subire traumi, essere educato in modo attento e consapevole; qualora una o più di queste condizioni non si verifichino, si possono innescare comportamenti aggressivi.

E’ possibile diminuire le probabilità di adottare un cane mordace, preferendo le razze meno soggette a questi comportamenti e i meticci che, dopo una attenta analisi, non mostrino segnali di aggressività.

Le razze più a rischio sono senz’altro quelle più esasperatamente da guardia e difesa quali pit bull, rottweiler, dobermann, pastore maremmano, dogo argentino: sono spesso protagonisti delle cronache perché, adottati da chi non è in grado di educarli e dominarli, finiscono per mordere a volte anche gravemente.

Questi cani dovrebbero andare solo a chi sia veramente in grado di gestirli e valorizzarli come meritano.

E’ molto importante, per l’acquisto, rivolgersi ad allevamenti specializzati che diano la garanzia di avere cani equilibrati, condizione tanto più importante in quanto si tratta, appunto, di razze potenzialmente aggressive.

I morsi possono anche essere meno gravi ma altrettanto preoccupanti: molti cani di piccole dimensioni possono essere mordaci quali terrier, pinscher, bassotti, cocker, barboncini; queste morsicature non entrano nelle cronache ma creano comunque seri problemi.

Vedremo più avanti le numerose cause per cui un cane può arrivare a mordere; è indubbio che in alcune razze quali labrador, golden retriever e molti cani da caccia, terranova, levrieri, bovari bernesi, bobtail, collie, i comportamenti aggressivi siano quasi assenti.

Per quanto riguarda i meticci, la scelta dovrebbe dipendere da un approfondito esame caratteriale dell’esemplare che stabilisca se sia a rischio di comportamenti aggressivi.

Un aspetto assolutamente fondamentale nella scelta del cane, è l’individuazione dell’allevamento presso il quale acquistare il cucciolo.

Ai cani di razza si può giungere attraverso vari canali: negozi, privati che avendo una femmina la fanno occasionalmente figliare, allevamenti specializzati, allevamenti che tengono tante razze.

La scelta che dà maggiori garanzie cade sugli allevamenti specializzati in una o pochissime razze (direi massimo tre), tanto più qualora si siano creati una buona fama attraverso successi ottenuti nelle mostre di bellezza o nelle gare di lavoro; il prezzo di acquisto può essere più alto ma ne vale la pena.

Allevare è un’arte e come tale deve essere condotta con cura e passione; non è sufficiente far nascere dei cuccioli per definirsi bravi allevatori; per esserlo, è necessario tener conto delle leggi della genetica, avere nozioni di veterinaria, conoscere la psicologia canina e molti allevatori in ciò non brillano: è perdonabile chi sia in buona fede, ma non lo è chi specula sui cuccioli, trattandoli come una qualsiasi merce da vendere.

Ogni tipo di allevamento di animali (dai pesci rossi, alle tartarughe, ai serpenti) che non li rispetti profondamente, va condannato senza mezzi termini.

Purtroppo, alcuni allevatori, quasi tutti i grandi allevamenti che tengono decine di razze, molti negozi, si pongono come prima regola la vendita e il guadagno ad ogni costo, ponendo la salute fisica e mentale dei cuccioli in secondo piano e infischiandosene dei problemi che avranno i futuri proprietari del cane.

Il livello massimo di inciviltà lo si raggiunge in quegli allevamenti dell’est europeo (ma non solo) dove cuccioli di tutte le razze vengono fatti nascere senza nessun criterio, per poi essere importati clandestinamente in condizioni pietose e rivenduti spesso malati e traumatizzati a molti ignari aspiranti cinofili che devono poi affrontare le pesanti conseguenze di questi "acquisti sfortunati".

Per individuare un allevamento affidabile ci si può rivolgere ai Club di razza che possono fornire gli elenchi degli allevatori e delle cucciolate, all’Ente Nazionale Cinofilia Italiana, consultare le riviste cinofile, compiere una ricerca su internet, chiedere consiglio a cinofili esperti, tenendo sempre presente che il cucciolo deve nascere da genitori sani, di buon carattere e possibilmente belli e in una condizione ambientale favorevole.

Un buon allevatore ha i cani sani e in ottime condizioni, tiene il suo allevamento pulito, mostra gli eventuali successi ottenuti dai propri cani nelle prove di bellezza o di lavoro, fa molte domande per capire se il suo cucciolo andrà nelle mani di proprietari affidabili, permette di visionare i genitori del cucciolo che si è scelto (anzi, dovrebbe mostrarli con orgoglio), fornisce sempre il pedigree senza sovrapprezzo, provvede a sverminare e vaccinare i cuccioli e li affida intorno ai 50 giorni di età.


Quinta lezione

Cos'è un cane

Abbiamo quindi deciso di adottare un cane: ma sappiamo cos’è? Conosciamo ciò che accoglieremo a casa nostra e di cui ci occuperemo per tanti anni?

E’ importantissimo approfondire questo aspetto prima di procedere all’adozione, per evitare errori di educazione e allevamento che spesso si pagano a caro prezzo.

Cos’è, quindi, un cane?

Tutti i cani discendono dal lupo: decine di migliaia di anni fa, gli uomini si accorsero che i cuccioli di lupo potevano essere accolti nei villaggi.

Erano caldi, belli, morbidi e alcuni (i più docili) erano socievoli anche da adulti ma, soprattutto, potevano essere un grande aiuto per la vita degli uomini: inseguivano e catturavano le prede, avvisavano della presenza di pericoli e arrivavano a lottare per difendere il villaggio divenuto nel frattempo il loro branco.

Intanto, l’uomo si accorse di poter modificare le caratteristiche del lupo attraverso la selezione: facendo riprodurre fra di loro gli esemplari più territoriali, grandi e aggressivi furono create le razze di cani da guardia e da guerra (i molossi); quelli più veloci, con la vista migliore e con un forte istinto predatorio portarono alla creazione dei levrieri e delle altre razze da caccia; i più piccoli e affettuosi diedero vita alle razze da compagnia.

Ma la base genetica del cane è rimasta quella del lupo ed è quindi inutile pretendere da lui comportamenti umani che non conosce e non può assumere: non conosce perché è, appunto, un cane-lupo e non un uomo; non può perché le sue capacità mentali non gli permettono di arrivare alla complessità del comportamento, del linguaggio e dei sentimenti umani.

E’ indubbio però che i cani ci stupiscono; a volte sembra che si comportino come noi e che capiscano ogni cosa: sembrano effettivamente dei piccoli uomini!

Ciò avviene perché all’interno della gamma di comportamenti e istinti del cane ve ne sono molti che si armonizzano perfettamente con i nostri e lo spirito di osservazione e la sensibilità che possiedono permette loro di capire molte cose di noi.

Un aspetto che spesso ci sorprende è la loro grande capacità di interpretare e anticipare i nostri comportamenti e stati d’animo; sembra che capiscano le nostre frasi, ma in realtà non è così: possono, per esempio, riconoscere che a quel nostro comportamento o stato d’animo corrisponde una precisa situazione (se ci mettiamo un certo paio di scarpe si andrà a fare la passeggiata) ma non dobbiamo mai scordare che il loro sistema di comunicazione è molto diverso dal nostro; noi comunichiamo attraverso la parola, loro attraverso le posture del corpo e gli odori.

I cani non potranno mai parlare né capire le nostre parole (a parte un numero limitato usate come "comandi") e nostro dovere è comunicare con loro imparando il linguaggio canino: siamo noi a poter apprendere il loro modo di comunicare e non viceversa.

Ciò e tanto più importante in quanto moltissimi dei problemi che si creano fra uomo e cane derivano proprio da incomprensioni "linguistiche" (ad esempio, abbracciare un cane dominante, significa, per lui, cercare di sottometterlo e con tutta probabilità reagirà in modo aggressivo).

Indubbiamente, uomo e cane in molti aspetti si assomigliano ed in effetti sono entrambi mammiferi sociali (vivono cioè in branco) e qui risiede il legame più profondo fra uomo e cane: due specie diversissime e contemporaneamente simili.

Infatti, uomo e cane-lupo hanno tratti in comune in un aspetto fondamentale: l’organizzazione sociale, cioè le modalità con le quali si rapportano agli altri individui del branco.

Le differenze ci sono anche qui, ma molti comportamenti del cane sono ideali per rendere perfetta la convivenza con l’uomo.

Sia uomo che cane necessitano della vita di branco; la solitudine e l’isolamento sono deleteri per entrambi (molte altre specie conducono invece un’esistenza solitaria) e, come le altre specie sociali, hanno leggi naturali che regolano i rapporti fra gli individui dello stesso gruppo: quelle di uomini e cani in molti aspetti sono simili, anche se quelle del cane-lupo sono più semplici e rigide.

In natura, la vita sociale del lupo è vivacissima e i rapporti fra gli individui del branco prevedono la presenza di capi (un maschio e una femmina) e di una gerarchia di "classi" fino ai più sottomessi; tutta la vita del branco ne è condizionata: gli unici a riprodursi sono i due capi, i dominanti hanno la precedenza nel mangiare per nutrirsi con i pezzi migliori, dormono nei punti più favorevoli, prendono le decisioni che regolano la vita del branco, assumono posture del corpo (coda alta, orecchie dritte, atteggiamento impettito) che riaffermano continuamente il proprio ruolo, le dispute vengono risolte con comportamenti di dominanza che a volte sfociano in un’ aggressività quasi sempre rituale,.

I cani applicano queste regole sia agli altri esemplari, che alle persone che vivono con loro e ciò comporta notevoli conseguenze nel comportamento che dobbiamo assumere nei loro confronti

E’ quindi fondamentale conoscere i cani per crescerli in modo corretto e non come bambini o, al contrario, come esseri senza alcun diritto.

I cani sono, dunque, mammiferi sociali, discendenti del lupo, predatori e carnivori, resi docili e socievoli dall’uomo attraverso la selezione.

In questa definizione vi sono elementi importantissimi che vanno analizzati con attenzione.

Come abbiamo visto, l’essere mammiferi sociali li porta ad avere molti tratti in comune con l’uomo, ma anche precise regole innate che regolano i rapporti sociali che, se non adeguatamente interpretate, possono creare incomprensioni e conflitti; anche l’essere predatori e carnivori li dota di tutta una gamma di istinti e comportamenti che se da un lato sono perfetti per molti compiti che gli abbiamo affidato, dall’altro, il loro anomalo manifestarsi, può creare problemi di relazione con gli umani.

Nel prossimo intervento approfondiremo questi aspetti.


Sesta lezione

Cos'è un cane

Abbiamo dunque definito i cani come mammiferi sociali (che vivono cioé in branco), discendenti del lupo, predatori e carnivori, resi docili e socievoli dall'uomo attraverso la selezione e abbiamo sottolineato come l'essere mammiferi sociali li porti ad avere molti tratti in comune con noi, ma anche precise regole innate che regolano i rapporti sociali che, se non adeguatamente interpretate, possono creare incomprensioni e conflitti.

Per avere un giusto rapporto con un cane bisogna conoscere queste regole, anche se è necessario sottolineare che vi sono cani con i quali la convivenza è molto semplice e altri per i quali l'esatta conoscenza delle regole sociali e comportamentali è indispensabile per ottenere un rapporto equilibrato: molti esemplari sono talmente buoni e docili da permettere a chiunque la loro gestione, altri sono assai più complicati (soprattutto a causa di forme di dominanza e aggressività o paure), tanto da rendere necessario l'intervento di specialisti in comportamento canino.

Oggi, in Italia, ad un cane si chiede soprattutto di essere da compagnia e, sempre più raramente, da guardia o da caccia.

Nella maggior parte dei casi lo si vorrebbe, quindi, buono, docile, affettuoso, paziente, non dominante o aggressivo e qui é fondamentale la scelta: individuare la razza adatta e un allevatore che mantenga le promesse. 

E' inutile volere un cane adatto ai bambini e scegliere un rottweiler maschio (spesso troppo dominante) o volere un cane calmo e docile e optare per un beagle (spesso troppo irrefrenabilmente vivace).

Qualora ci si ritrovi ad avere a che fare con un cane difficile, diventa necessario rapportarsi a lui seguendo con attenzione le regole che sono alla base del suo comportamento.

Analizzeremo più avanti la gestione delle anomalie comportamentali, oggi iniziamo a capire le basi del comportamento canino, immaginando di avere a che fare con un cane equilibrato: va sottolineato che anche un cane che non da problemi andrebbe comunque trattato correttamente in modo da valorizzarlo e metterlo a proprio agio.

Abbiamo già sottolineato quanto sia importante, per comprendere i cani, considerare il fatto che sono mammiferi sociali.

Senza nulla togliere a uccelli, pesci, rettili e ai loro estimatori, i mammiferi, di cui facciamo parte, sono per molti aspetti vicini all'uomo e, in particolare, alcune specie sociali presentano aspetti che li rendono molto adatti a convivere con l’uomo.

Il cane, in particolare, ha risvolti comportamentali che lo portano ad essere estremamente adatto a vivere con noi: ció é dovuto in parte alle caratteristiche del lupo, da cui, come abbiamo visto, discende, e in parte alla selezione operata dall'uomo che lo ha modellato per renderlo ancora piú vicino a sé.

I mammiferi sociali hanno in comune una caratteristica molto cara all'uomo: la vita imperniata sui rapporti con gli altri membri del branco.

Anche fra gli uccelli, i pesci, i rettili esistono relazioni fra gli esemplari ma non con la complessitá presente nei mammiferi.

Uomo e cane amano la vita di branco, cercano la compagnia dei loro simili e con grande piacere si attraggono a vicenda (anche se ci sono molte eccezioni sia da una parte che dall'altra: uomini che non amano i cani e viceversa).

E' fondamentale sottolineare che nessun altro animale ricerca cosí intensamente la compagnia dell'uomo e questi con nessun altro ha instaurato un rapporto di cosi grande complicitá.

Quindi uomo e cane amano la vita sociale e si trovano molto bene insieme.

Ma come in tutte le comunità sono necessarie le regole perché senza di esse c'é il rischio che si creino confusione e incomprensioni.

Le regole servono soprattutto per gli individui che danno piú problemi, mentre altri possiedono una capacità innata di comportarsi nel modo giusto e ció vale sia per gli uomini che per i cani. 


Settima lezione

Le regole di convivenza

Abbiamo visto quali siano i più importanti aspetti da conoscere per poter creare il giusto rapporto con un cane: i comportamenti, il linguaggio, le regole di convivenza.

Iniziamo con l’analizzare le regole di convivenza che devono essere alla base del rapporto cane-padrone (sottolineo che il termine "padrone" non mi piace ma sono costretto ad usarlo non esistendo alternative valide).

Cominciamo da qui perché, uomo e cane, entrambi animali sociali, hanno nei rapporti con il branco l’aspetto centrale della loro esistenza.

E’ fondamentale avere ben chiaro che siamo noi a dover conoscere e capire il nostro cane e non viceversa: lui continuerà sempre a comportarsi da cane e a considerarci suoi simili appartenenti al suo branco; noi, invece, dobbiamo imparare a conoscerlo, in modo da poterci comportare "da cani": è questo il vero segreto per avere un giusto rapporto con lui.

Non si potrà avere un rapporto equilibrato con un cane se non si tiene costantemente presente che abbiamo a che fare con una specie diversa dalla nostra, caratterizzata da regole che dobbiamo comprendere e rispettare.

Ogni cane nasce con caratteristiche particolari (ad esempio sarà più o meno docile) ed è compito del padrone plasmarlo con l'educazione.

Il ruolo più importante e gravoso spetta dunque all'uomo: gli insuccessi educativi e le problematiche comportamentali sono, nella quasi totalità dei casi, da addebitare ad errori umani.

Per capire le regole sociali dei cani, dobbiamo ancora una volta fare riferimento al lupo e immaginare i cani come lupi addomesticati che hanno mantenuto le basi genetiche dei loro progenitori, plasmate dalla selezione umana: l’uomo nel corso dei millenni ha modificato il comportamento del cane ma la base rimane quella del lupo, immutabile in quanto essenza stessa del cane.

L’aspetto più importante nella vita del cane-lupo è, oltre al cibo e alla riproduzione (comune a tutti gli animali), la vita sociale del branco (e ciò non è comune a tutti).

Nell’infinita varietà di specie animali presenti sulla Terra, ne esistono di sociali (che vivono in gruppi più o meno organizzati) e altre i cui membri conducono vite solitarie incontrandosi con gli altri in particolari situazioni (soprattutto per la riproduzione).

Per il cane-lupo il rapporto con gli altri membri del branco è fondamentale: un cane isolato non sarà felice.

Questa importanza assoluta del branco si riflette anche nel rapporto con l’uomo: ne è la principale componente.

Le regole sociali vanno applicate fin dai primi contatti che abbiamo con il nostro cane; abbiamo visto come la preparazione di una solida base per la convivenza con lui inizi dalla scelta, al fine di adottare un esemplare adatto a noi: dobbiamo chiederci se siamo pronti per farlo, scegliere la razza o l’esemplare giusto, individuare un allevamento affidabile.

Qui inizia il vero rapporto con il nostro cane: cominciamo ad avere a che fare con lui; intorno ai trenta giorni dalla nascita, i cuccioli possono essere toccati e accarezzati anche dagli estranei (abbiamo visto come sia fondamentale che vengano in contatto con il maggior numero di stimoli positivi per non crescere troppo isolati).

In questo modo possiamo cominciare a scegliere l’esemplare più adatto a noi e a farci conoscere da lui.

Il carattere che avrà da adulto dipenderà da aspetti innati (cioè presenti geneticamente dalla nascita) e dalle condizioni in cui crescerà; saranno quindi importantissime sia la scelta del cucciolo che l’educazione che gli verrà impartita.

Già intorno ai trenta giorni è possibile individuare le prime indicazioni caratteriali: all’interno della cucciolata si cominceranno a distinguere i più vivaci, i più timidi, i dominanti e i sottomessi.

Approfondirò questo aspetto in seguito, illustrando i test specifici che si possono applicare ai cuccioli (ma anche agli adulti e ai meticci) per individuarne il carattere; ora mi limito a dare qualche suggerimento.

E’ consigliabile non scegliere i più timidi, a meno che si voglia consapevolmente adottare un esemplare che potrebbe presentare paure nei confronti di persone, altri cani o rumori: i cuccioli timidi si riconoscono dal fatto di essere sempre in disparte, di temere i rumori, di evitare i contatti (ciò può anche essere sintomo di scarsa salute); questi esemplari sono inadatti a chi voglia un cane esuberante o da guardia e possono essere invece adottati da chi senta di avere molta pazienza e un forte istinto "materno".

Anche un cucciolo troppo espansivo, vivace o sicuro di sé non è adatto a tutti: se, quando vi avvicinate alla cucciolata, uno di loro vi trotterella incontro con la codina dritta, vi mordicchia i vestiti e le mani, cerca di "arrampicarsi" su di voi, "diffidate" di lui, a meno che siate persone con un carattere deciso; è molto probabile che quel cucciolo sia dominante o troppo vivace.

La scelta migliore, normalmente, cade sugli esemplari con un carattere medio: né troppo timidi né troppo esplosivi.

E’ importante, se possibile, recarsi a vedere il cucciolo più volte, in modo da maneggiarlo il più possibile e confermare la scelta e le impressioni sul carattere.

Abbiamo, quindi, messo le basi per applicare al meglio le regole di convivenza sociale: adottare un esemplare adatto al nostro carattere.

Questi criteri molto generali valgono anche per la scelta di esemplari adulti e, ovviamente, dei meticci.

Intorno ai cinquanta giorni di età, giunge il grande momento: adottare il cucciolo.

E’ importante che abbia questa età: è infatti questo il periodo in cui meglio può avvenire il passaggio fra vecchio e nuovo branco; farlo prima o dopo può, a volte, creare scompensi affettivi e caratteriali più o meno gravi (preciso comunque che adottare un cane prima o dopo i cinquanta giorni o da adulto non è sinonimo di problemi e qualora si presentassero, possono quasi sempre essere risolti con terapie comportamentali).

Se l’adozione avviene prima dei cinquanta giorni, il cucciolo si può traumatizzare o legare troppo al suo padrone, rischiando di sviluppare disturbi di comportamento quali l’"ansia da separazione", che vedremo più avanti, oppure crescere senza l’educazione della madre e dei fratelli diventando "iperattivo" (ne ho parlato nel primo articolo); qualora l’adozione avvenga dopo, il proprietario non avrà la possibilità di plasmare al meglio il carattere e l’educazione del suo cane e dovrà, a volte, convivere con caratteristiche e problemi già presenti.

Per il cucciolo lasciare la madre e i fratelli è doloroso: per un cane, qualsiasi separazione dal branco è difficile, tanto più se avviene in giovane età.

E’ necessario, quindi, dimostrargli grande affetto e ciò sarà più facile qualora ci abbia già conosciuto nelle nostre precedenti visite all’allevamento e al canile.

Fin dal primo momento dovremo impostare con lui un filo conduttore che ci accompagnerà lungo tutto il corso del nostro rapporto: grandissimo affetto senza però mai apparire deboli e remissivi.

Una giusta convivenza non può essere priva né del nostro amore nei suoi confronti né del rispetto che lui deve alla nostra figura di capobranco.


Ottava lezione

Il cucciolo arriva a casa

E’ finalmente giunta l’ora di portare a casa il cucciolo.

Si concretizza ciò che, a seconda dei casi, è frutto di una lunga preparazione o di una decisione improvvisa.

In ogni caso, il nostro compito dovrà essere quello di accudire nel migliore dei modi quella vita che abbiamo deciso di adottare.

Nel caso in cui si fossero seguiti i suggerimenti dati negli interventi precedenti il cucciolo sarebbe certamente già vaccinato e sverminato, mentre, qualora avesse provenienza dubbia, ci dovremo preoccupare di farlo visitare dal veterinario che verificherà la sua buona salute e inizierà il programma di vaccinazioni e sverminazione.

Il cucciolo va trattato con la massima attenzione per evitare che subisca danni fisici o psicologici.

L’eventuale viaggio in auto dovrebbe svolgersi a tappe e con temperature favorevoli in modo da evitare traumi che potrebbero ostacolare i viaggi successivi.

Giunti a casa, si deve decidere dove porre la sua cuccia: nel caso di un appartamento è sufficiente un materassino posto in un punto non defilato e non troppo lontano dalla porta d’ingresso; mentre all’esterno è necessario un efficace riparo dal freddo e dalla pioggia, anche in questo caso non defilato o lontano dall’ingresso; in ogni caso nei primi mesi di vita non dovrà essere esposto per lungo tempo a freddi troppo intensi.

L’alimentazione deve essere equilibrata per garantire l’apporto di tutto ciò che necessita per farlo crescere bene;

i migliori cibi industriali assicurano ciò, mentre, nel caso in cui si volesse preparare il cibo in casa, si dovrebbero seguire le indicazioni del veterinario ed eventualmente ricorrere ad integratori specifici.

Il cucciolo dovrà sempre avere a disposizione acqua fresca e dovrà poter svolgere un adeguato movimento fisico fatto di giochi stimolanti, corse e passeggiate.

Ma passiamo all’aspetto che più ci interessa: il giusto rapporto da instaurare con il nostro cane e la sua educazione.

La maggior parte di coloro che adottano un cane non difetta sicuramente di amore e cure nei suoi confronti; risulta, quindi, quasi inutile raccomandare che sia i cuccioli che gli adulti necessitano di grande affetto.

Ciò che invece risulta più ostico è imparare a comunicare con loro, comprendere i segnali che ci inviano, capire i loro comportamenti: sono aspetti ancora molto poco conosciuti ma assolutamente fondamentali per creare un rapporto equilibrato con il proprio cane.

Il distacco dalla madre e dai fratelli è per il cucciolo doloroso: è possibile infatti che le prime ore senza di loro le trascorra piagnucolando per chiamarli, ma in breve identificherà noi come il suo nuovo branco.

Ed è questo un punto fondamentale: per lui noi siamo membri dello stesso branco e, anche se un po’ strani, appartenenti alla sua specie

I membri di uno stesso branco devono rapportarsi fra di loro nel modo giusto e saper comunicare efficacemente: siamo però noi ad avere il dovere di imparare i comportamenti e il linguaggio canino e non viceversa; nessun cane infatti sarà mai in grado di interpretare le nostre parole; quindi il modo di comunicare dovrà essere non il nostro ma il loro.

Comunicare è fondamentale: nessuna comunità, di qualsiasi specie animale, ha mai potuto sopravvivere senza un adeguato sistema comunicativo; quando i segnali vengono male inviati o interpretati, i danni arrivano di sicuro.

In moltissimi casi, i padroni (è sempre un brutto termine ma purtroppo non abbiamo alternative) o in genere chi abbia a che fare con un cane, non è in grado di interpretare molti dei segnali che loro ci inviano e morsicature, fughe, danni ne sono le conseguenze.

Capire il linguaggio dei cani non sempre è facile; addirittura, in alcuni casi, si trovano in difficoltà anche gli esperti e, anzi, studi sono ancora in corso per interpretarne alcuni aspetti.

Comunque, per chi voglia avere un rapporto equilibrato con un cane, soprattutto qualora quest’ultimo sia un esemplare "difficile", conoscere la base del comportamento e del linguaggio canino, risulta fondamentale.

La quasi totalità dei problemi educativi e comportamentali sono da addebitare a deficit di comprensione e di definizione di ruoli fra uomini e cani.

Ma come impostare il giusto rapporto con il nostro cucciolo?

Come abbiamo già sottolineato, è quasi superfluo parlare dell’affetto che deve essere alla base del rapporto con un cane; infatti, la maggior parte di coloro che ne possiedono uno, non ne difetta, mentre alcuni addirittura esagerano scaricando sul cane una quantità di attenzioni addirittura esagerate che, a loro volta possono essere fonte di problemi. Ovviamente ci sono anche coloro che li trascurano o li maltrattano; a costoro ricordiamo che i cani sono essere viventi estremamente sensibili che necessitano del nostro affetto e delle nostre cure per stare bene e trattare male loro è come trattare male uno di noi.

L’affetto e le cure non sono però sufficienti per far sì che il rapporto con il nostro cane si formi nel modo giusto; infatti oltre a ciò è necessario avere ben chiaro che il cane è una specie diversa dalla nostra e che, anche se in alcuni aspetti siamo simili, ci differenziamo profondamente in altri, primo fra tutti il modo di comunicare.

L’errore, gravissimo, che molti compiono nel rapporto con i propri cani, è l’essere convinti che loro siano uguali a noi o perlomeno siano in grado di capirci sempre.

Credere ciò è assolutamente sbagliato ed è possibile comprenderlo appieno solo conoscendo le vere caratteristiche dei cani.

Facciamo qualche esempio emblematico: i cani non hanno alcuna possibilità di capire i nostri discorsi; il morso è, quasi sempre, soltanto un modo per comunicare, solo che noi ne subiamo conseguenze esagerate perché abbiamo la pelle delicata e non il loro spesso strato di peli che li ripara dai denti; i cani non amano essere abbracciati e baciati sulla testa, lo ritengono, anzi un gesto di prevaricazione; a volte, soprattutto i cuccioli, mangiano le feci e ciò è assolutamente normale.

Questi, come tanti altri, sono aspetti che possono lasciare sconcertati ma che sono assolutamente da conoscere per capire i cani e convivere bene con loro.

Tutto ciò, senza dimenticare che abbiamo anche molti aspetti in comune: come ho già sottolineato, l’essere entrambi mammiferi sociali con vari comportamenti simili, ci porta ad avere caratteristiche in comune che fanno sì che uomini e cani, istintivamente, si trovino bene insieme.

Quindi, fra noi e loro, esiste un’innata sintonia che viene, a volte, spezzata da comportamenti negativi dovuti a incomprensioni che possono essere corrette conoscendo i cani meglio.


Nona lezione

Il rapporto con il cucciolo

La crescita del cucciolo è molto rapida sia fisicamente che mentalmente; chi gli vive accanto quasi non se ne accorge, mentre, coloro che lo vedono ogni tanto, rimangono impressionati dalla velocità dei cambiamenti, soprattutto nel caso di una taglia grande.

Anche l’evoluzione caratteriale, quella che a noi interessa, risulta molto veloce.

Nei primi giorni successivi all'adozione, il cucciolo si sente spaesato, privato dei suoi punti di riferimento.

L'insicurezza dovuta alla nuova condizione e la giovane età, lo portano ad essere estremamente disponibile: tende sempre a seguirci, obbedisce prontamente, non mette mai in discussione la nostra leadership, un vero angelo insomma. 

Ma i dolori di solito iniziano presto: dopo i tre/quattro mesi comincia quella tumultuosa crescita fisica e comportamentale che lo porta a divenire ogni giorno più forte.

Le caratteristiche e l'entità di questo processo cambiano da soggetto a soggetto ma in ognuno è ben chiara la tendenza a costruire una propria personalità e autonomia.

Gli esemplari più problematici cercheranno addirittura di diventare i capobranco imponendo il loro volere. 

Va comunque sottolineato, che molti cuccioli crescono docili e ubbidienti senza che venga loro insegnato quasi nulla: è il caso, soprattutto, di femmine (o maschi molto calmi) che presentano una naturale predisposizione a comportamenti non problematici.

In ogni caso, con tutti i cuccioli, andrebbe tenuto quell'atteggiamento che deve essere la regola di ogni rapporto con un cane, cioè un misto di amore, collaborazione, complicità e fermezza.

L'amore, l'abbiamo già accennato, è fondamentale nella vita di un cane: come ogni animale che vive in branco (compreso l'uomo), ha la necessità di stabilire solidi legami affettivi con chi gli vive attorno e, qualora con alcuni membri del "branco" non fosse possibile, chiarire con loro, per lo meno, il tipo di rapporto sociale.

Nel rapporto con un cane, dobbiamo quindi avere sempre, come punto fermo, il grande rapporto affettivo.

La collaborazione rappresenta l'essenza della vita di branco, su di essa si basa la sua organizzazione.

E' quindi naturale che fra il cane e i suoi compagni umani vi debba esse un modo di collaborare che porti ad esprimere comportamenti e decisioni in comune.

Va bene la dominanza, ma senza mai che si trasformi in dittatura!

La complicità segue a ruota: capirsi al volo, aiutarsi quando serve, giocare, debbono essere la conseguenza di una positiva vita di branco.

In tutto ciò la fermezza, come abbiamo già sottineato, non deve mancare: qualcuno deve fare il capo e non deve essere il nostro cane!

Fin dal primo giorno di convivenza è fondamentale non pemettere al cucciolo di prevaricarci: è molto probabile che molto presto cercherà di andare dappertutto, mordicchiare qualsiasi cosa gli si pari davanti, assalirci con tutta la sua energia fino ad esasperarci. 

Con fermezza, appunto, e senza farsi troppo intenerire dal suo meraviglioso aspetto, dobbiamo insegnargli quali debbano essere i suoi limiti. 


Decima lezione

Insegnare il richiamo

Impostare da subito un rapporto equilibrato con il proprio cucciolo è molto importante per evitare possibili problemi in un secondo tempo. 

Come si sa, partendo con il piede giusto si è già a metà dell'opera!

I cuccioli hanno bisogno di essere capiti, amati, rispettati ma anche dominati e controllati e il tutto deve fondersi in un sapiente equilibrio che permetta di vivere insieme in armonia. 

Vediamo innanzitutto cosa desidera un cucciolo, oltre a nutrirsi in modo adeguato, vivere in un ambiente confortevole e godere di cure veterinarie, aspetti di cui ci occuperemo piú avanti.

Un cucciolo di cane, così come quelli della maggior parte degli altri mammiferi, ha un vitale bisogno di muoversi e giocare: troppo spesso questo aspetto è sottovalutato da molti proprietari che finiscono per dare più importanza ad aspetti per nulla rilevanti quali il colore della mantellina o la forma dei biscotti, per poi tenerlo sempre al guinzaglio lontano dai prati e dai suoi simili.

Correre, giocare e socializzare con gli altri cani e le persone, arricchire la mente con i piú diversi stimoli, vivere il maggior numero di esperienze, sono aspetti irrinunciabili se si vuole che il cucciolo cresca in una condizione psicofisica ottimale e formi un carattere equilibrato.

Troppo spesso, quindi, questa esigenza non è soddisfatta da parte di tanti proprietari e ciò avviene per vari motivi: uno dei principali è la paura che il cane scappi o gli possa succedere qualcosa di negativo (ancor più della mancanza di tempo o spazi). 

Fondamentale risulta, quindi, insegnare al cucciolo a rispondere al nostro richiamo, per educarlo e fargli capire il nostro ruolo di capibranco.

Per ottenere ciò è fondamentale, fin dai primi giorni, chiamarlo con il suo nome allontanandoci da lui, accovacciandoci e premiandolo moltissimo quando arriva da noi.

Questo esercizio va svolto sia in casa che fuori, abituandosi subito a lasciare il cucciolo senza guinzaglio.

Qualora si allontanasse, bisogna assolutamente evitare di inseguirlo; la cosa migliore da fare è incamminarsi nella direzione opposta: l'istinto del cucciolo di rimanere unito al proprio branco lo porterà a raggiungerci al più presto; così facendo, otteniamo anche di rafforzare la nostra leadership nei suoi confronti.

Se noi lo inseguissimo, gli daremmo il nostro involontario consenso ad allontanarsi, mostrandogli di essere d'accordo con lui ad andare in quella direzione e dimostrando di essere sottomessi alla sua volontà.

Qualora il cucciolo faticasse a tornare, dobbiamo stimolarlo a tornare da noi: lo possiamo fare in vari modi.

Innanzitutto serve un richiamo eseguito con un tono invitante e positivo, eventualmente accompagnato dal battito delle mani, da un fischio, dal suono di un gioco o da qualsiasi altra cosa possa attirare la sua attenzione; correre può invogliarlo ad inseguirci. 

Se ciò non bastasse, ci si potrebbe nascondere e aspettare che si accorga della nostra scomparsa: il piccolo spavento lo porterà a non perderci più di vista.

L’importante è che quando giunga da noi venga premiato: il ricordo positivo lo porterà a ripetere questo comportamento. 

Una delle cose più sbagliate da fare è chiamarlo e metterlo al guinzaglio, facendogli apparire quest’ultimo come una punizione.

Come premiarlo? Puntando su alcune delle cose che gli piacciono di più, cioè il gioco, il cibo, il contatto fisico; ma non in modo faticoso o svogliato, come troppo spesso molti proprietari fanno: bisogna metterci impegno, facendo sentire al nostro cucciolo che siamo veramente felici del suo ritorno; accarezzarlo, abbracciarlo, lodarlo, dargli bocconcini molto saporiti, farlo giocare con entusiasmo con i suoi giochi preferiti, devono fargli capire che ha fatto la cosa giusta e che, farlo di nuovo, potrà essere altrettanto gratificante.

Sito web consigliato dallo staff: www.happydogmilano.it

Lo staff di Fossombrone desidera ringraziare il Sig. Andrea Radice
per la gentile concessione di questo articolo

 

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